La sostenibilità ambientale non è sanzione, è educazione

Chef Marco Valletta sul ruolo dei giovani per il futuro della pesca e dell’acquacoltura

Calendar icon  Wednesday 25 November 2020

Come abbiamo avuto modo di raccontare nell’ambito della campagna #SeaYouNext, la seconda parte del 2020 rappresenta un momento particolare con caratteristiche assolutamente inedite: è l’epoca del "New Normal”. Amministrazioni, operatori economici e cittadini tutti non solo possono, ma devono cooperare per un nuovo patto sociale in nome di un mondo cambiato e di una quotidianità mutata. Mai come oggi valori quali la sostenibilità economica e sociale, l’innovazione, intesa sia in chiave tecnologica sia come spinta al cambiamento, anche generazionale, sono rilevanti e base comune per ripensare pratiche, abitudini e stili di vita.

E che ruolo hanno le nuove generazioni in questo percorso, a cui è dedicata la strategia europea e nazionale del prossimo futuro? Ne abbiamo parlato con lo chef Marco Valletta, che abbiamo conosciuto durante l’appuntamento Aquafarm 2020 e che ci aveva raccontato, insieme ai ragazzi degli Istituti Maffioli di Castelfranco Veneto e Flora di Pordenone, dell’importanza dell’educazione alimentare e culturale sul prodotto ittico.

“Il punto di partenza è capire come funzionerà la formazione dei giovani nei prossimi anni – sottolinea Valletta -. Oggi i nostri ragazzi hanno nativamente superato il concetto di teoria contrapposta alla pratica, loro sono abituati a imparare facendo (learning by doing) ed è così che anche noi formatori, docenti, dobbiamo ragionare in termini di trasferimento delle competenze”. Secondo lo chef, pensando al futuro della pesca e dell’acquacoltura, è importante far mettere le mani dentro l’acqua ai ragazzi, che si tratti del mare aperto oppure degli allevamenti, garantendo una sperimentazione laboratoriale continua.

“Pensiamo ad esempio proprio a quanto fatto durante Aquafarm, dove si voleva dimostrare che la qualità e la sostenibilità del prodotto di acquacoltura – continua Valletta -. In quel caso ai ragazzi è stato affidato il prodotto di allevamento, e a partire da quella materia prima hanno iniziato a chiedersi da dove provenisse, quali proprietà avesse, e facendo domande e ricevendo un feedback continuo hanno potuto apprezzarne il gusto e la consistenza”. La cucina, esattamente come accade per un laboratorio di chimica, diventa un’opportunità per sperimentare, questa è la chiave che deve essere innescata soprattutto negli istituti professionali secondo Valletta: “al cuoco non si può insegnare a sfilettare sui libri, deve imparare sbagliando”.

E in merito alla sostenibilità ambientale – ma non solo – il principio secondo Valletta non cambia, soprattutto per una generazione che non avrà spazio di manovra per migliorare i propri comportamenti nel tempo, il tempo è adesso, e lo sforzo più grande è quello di rendere semplici le cose difficili. “Il messaggio che vorrei che passasse è che la sostenibilità ambientale, che la mia, la nostra generazione, sta imparando oggi, è vissuta se non come sanzione, come obbligo di recupero dei comportamenti passati. Ebbene, dobbiamo capire che per i ragazzi non è così, loro vivono già dentro un periodo storico in cui i comportamenti quotidiani spostano il baricentro della sostenibilità. Lo studente deve portare a casa l’informazione esperienziale e il buon esempio di chi segue quotidianamente, come il grande insegnamento sulla gestione dei rifiuti, tanto importante soprattutto quando si parla di patrimonio agro-alimentare. È da 20 anni che seguo con attenzione i ragazzi, e i loro comportamenti sono già nativamente sostenibili, l’unico ruolo che abbiamo noi come formatori è di fargli apprezzare l’esempio della nonna che non buttava la bottiglia di latte, la sanificava e riutilizzava, solo in questo modo la sostenibilità smetterà di essere un obbligo, diventando un comportamento efficace”.

Maggiori informazioni su - http://www.marcovalletta.com/#portfolio

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