Collaborazione e raccolta rifiuti sostenibile. Conosciamo il progetto FLAGS

Arrivano le “voci dai territori”, la parte di racconto della campagna istituzionale #SeaYouNext

Icona calendario  Venerdì 23 Ottobre 2020

Arrivano le “voci dai territori”, la parte di racconto della campagna istituzionale #SeaYouNext, che ha l’obiettivo di raccogliere le esperienze locali e costruire il racconto della sostenibilità messa in pratica.

Monitoraggio e raccolta sostenibile dei rifiuti in mare, attraverso il coinvolgimento attivo dei pescatori sardi. Questo e altro è il progetto FLAGS - Fishing Litter and Abandoned Gears in Sardinia (FLAGS) – che ha come obiettivo generale quello di realizzare un sistema organico di strutture, procedure, attrezzature e incentivi destinato al miglioramento delle condizioni ambientali delle acque territoriali sarde attraverso il coinvolgimento dei pescatori nel processo di raccolta di rifiuti a mare e loro conferimento e trattamento.

Il progetto è nato nel 2018 nell’ambito della priorità 1.40 del FEAMP, da un lavoro di partenariato e dalla collaborazione tra i FLAG sardi. “È un progetto sperimentale a vocazione regionale- fa sapere Giusy Doneddu (FLAG Sardegna Orientale) -, il partenariato è composto dall’Università degli Studi di Cagliari - Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente (Capofila), e dai FLAG Sardegna Orientale, FLAG Nord Sardegna, FLAG Sardegna Sud Occidentale, FLAG Pescando – Sardegna Centro Occidentale”.

Nello specifico, il progetto si concentra sull’attività sperimentale di rimozione dal mare di rifiuti di varia natura, con particolare attenzione agli attrezzi da pesca dispersi e/o abbandonati, da parte di pescherecci selezionati tra quelli che praticano la pesca in Sardegna. “I rifiuti, attentamente selezionati e monitorati, verranno depositati nei porti attrezzati che hanno preso parte alla sperimentazione[1]. In ognuno di essi è stata svolta una indagine conoscitiva utile a comprendere l’attuale modello di gestione e le tipologie di rifiuti smaltiti, e a verificare la possibilità di posizionare le strutture mobili di raccolta dedicate alla sperimentazione prevista. “Non si tratta solo di innovazione e sostenibilità, il progetto vuole valorizzare, anche tramite attività di comunicazione e sensibilizzazione, la figura del pescatore che non è – come potrebbe sembrare facile pensare – colui che sporca il mare. Il pescatore sa proteggere e rispettare il mare e quando pesca accidentalmente dei rifiuti, allo stato attuale non può affidarsi ad un modello normativo, gestionale e organizzativo per assicurarne la raccolta e lo smaltimento. Noi stiamo cercando di supportare la creazione proprio di un modello utile in tal senso.”

Il progetto fornirà dunque ai porti di strutture mobili per la raccolta e lo stoccaggio dei rifiuti provenienti dalle attività di pesca. Le strutture verranno utilizzate esclusivamente dalle imbarcazioni che parteciperanno alla sperimentazione. A bordo i rifiuti verranno raccolti e separati in appositi contenitori e monitorati con specifiche schede grazie all’intervento dell’Università che supporterà i pescatori in barca anche con momenti formativi dedicati. I pescatori, che sono i veri protagonisti del progetto, parteciperanno anche ad un contest per immagini e video, chiamato Marine Litter Award. Il contest rientra in un’altra attività fondamentale di progetto, quella che riguarda la comunicazione e sensibilizzazione della cittadinanza. Tra gli attori che prenderanno parte al progetto ci saranno anche le imprese specializzate nello stoccaggio, nel trattamento e nell’eventuale riciclo del materiale raccolto. Il progetto prevede, infine, anche la realizzazione di una campagna di rilevazione tramite OTS e ROV per l’individuazione di depositi sottomarini di materiali inquinanti e di attrezzature da pesca disperse.

[1] I porti aderenti sono i seguenti: La Caletta di Siniscola; Porto peschereccio di Cagliari; Porticciolo Turistico di Villasimius; Porto di Teulada; Porto Turistico della Marina di Torregrande; Porto di Golfo Aranci; Porto di Porto Torres.

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